Parmigianino

E’ difficile immaginare quanto sia incompreso il talento di Parmigianino se non si passa prima dalla comprensione profonda  di Leonardo.  Al di là degli strascichi delle mode imposte (anche antiche) l’esaltazione di un artista piuttosto che un altro rimane  un fatto misterioso, se si va oltre le scontate nozioni scolastiche, peraltro banali. Essere uno degli esponenti più importanti del Manierismo è già di per sè una condanna, ma perchè è così,  se come ci racconta Vasari,  significa operare alla maniera dei grandi ? Non dovrebbe essere un  pregio? Per qualche strano motivo non lo è, ma nessuno pare preoccuparsene, come se  dopo i grandi (Leonardo, Raffaello, Michelangelo, ) fosse tutto finito, finito il talento e finita la capacità di rappresentare il mondo come lo vediamo, pertanto non potendo confrontarsi a certi livelli, fosse necessario  inventarsi qualcosa di diverso, per esempio distorcendo in maniera goffa la realtà. Cosa alla portata di un qualsiasi maldestro pittore, ecco spiegato il giudizio ambivalente sul manierismo.

Probabilmente Parmigianino si è più volte rivoltato nella tomba.

Eppure osservando alcune sue opere  soprattutto quelle meno note, in particolare alcuni disegni, si intuisce un grandissimo talento anche nel rappresentare la realtà nella più pura forma estetica paragonabile ai  mostri sacri, per esempio  Raffaello (peraltro così esaltato solo dal ‘900 in poi, prima era considerato uno dei tanti). Anzi probabilmente le sue capacità erano molto superiori, allora perchè Parmigianino decise di caratterizzare le sue opere in maniera così bizzarra, con approssimative visioni prospettiche o ritrattti dalle  forme distorte come il S.Rocco  nella Basilica di S.Petronio a Bologna, che induce al contrario,  un giudizio  di scarso talento?

Parmigianino,_san_rocco_e_un_donatore

Basilica di S.Petronio – Bo – Parmigianino,_san_rocco_e_un_donatore (1527)

La spiegazione ufficiale la potete comodamente trovare su Wikipedia e si può così riassumere. L’uso di termini  come “ritrarre” e “contraffare”, ci porta a supporre che l’artista desiderasse superare l’idea platonica dell’arte intesa come pura rappresentazione della realtà fenomenica. Il modello raffaellesco venne gradualmente rielaborato da Parmigianino attraverso uno stile elegante, fortemente intriso di elementi alchemici e poetici. Le sue composizioni erano caratterizzate da una «certa vivezza di spirito e nelle invenzioni» , ma dopo il Sacco di Roma del 1527 la “bella maniera” si diffuse  presso le varie corti della penisola, trovando il proprio punto di riferimento, si dice,  nelle opere di Leonardo, Raffaello e Michelangelo, i quali nelle loro opere avrebbero superato la natura stessa raggiungendo la bellezza ideale. Questo nuovo concetto di imitazione della maniera o stile dei grandi maestri, condusse a un’idea dell’arte come rappresentazione dell’idea e non come mimesi della natura; in particolare, le regole, i canoni, i limiti si codificavano a partire dalle opere e dallo stile diligentemente e rigorosamente studiati.

Parmigianino avrebbe superato questi aspetti per uscire dai canoni imposti  e  imporre una visione alternativa. Ma allora perchè dire  che si ispirava alla maniera dei grandi se invece pare discostarsene?

La motivazione profonda richiede ben altre considerazioni  ed è alla base della straordinaria influenza che ha avuto Leonardo su tutti coloro venuti dopo di lui, soprattutto Parmigianino (aveva 16 anni alla sua morte) certamente uno dei pochi in grado di recepire una concezione artistica tanto sofisticata quanto incompresa, si può persino definire il più leonardesco dei tanti pittori successivi anche rispetto i più vicini allievi  del genio toscano. Bisogna altresì tenere conto del precocissimo talento di Parmigianino che già in giovane età realizzò opere straordinarie.

“Per investigare le sottigliezze dell’arte, si mise un giorno a ritrarre se stesso, guardandosi in uno specchio da barbieri, di quei mezzo tondi. Nel fare ciò, vedendo quelle bizzarrie che fa la rotondità dello specchio (…) gli venne voglia di contraffare per suo capriccio ogni cosa”.

Così Vasari riassume un tale tormento creativo ed è un’indicazione basilare per chi sa leggere tra le righe. Cosa significa in realtà   “gli venne voglia di contraffare per suo capriccio ogni cosa?” I termini contraffare e invenzione   non casualmente sono frequentemente riportati proprio da Leonardo nel suo sterminato Trattato della Pittura parlando in particolare di scienza della pittura.  Ciò che non dice Vasari (certe forme non ortodosse di pittura erano tenute rigorosamente segrete)   è che questo modo strano di dipingere  non era una capriccio  venuto  al giovane Parmigianino, ma un’invenzione, uno dei metodi utilizzati da Leonardo per dissimulare immagini riprodotte in modo non riconoscibile, un aspetto tanto peculiare da essere ripreso successivamente  in maniera ostentata dai cosìdetti artefici del manierismo. Erano pertanto forme espressive  pensate per essere invisibili all’inconsapevole osservatore, perse tra le sfumature dei dipinti,   pensate appunto per contraffare la realtà. Ciò significa rendere invisibile a un occhio non preparato, ciò che è potenzialmente visibile a un occhio ben allenato, ossia un’immagine può prendere corpo solo considerando  le variabili che lo consentono.

Simulare la prospettiva fittizia data dagli strumenti ottici, in particolare lenti e specchi  in immagini che apparentemente raffigurano  tutt’altro, era per Leonardo un irresistibile  mezzo attraverso il quale arrivare al fine ultimo della sua arte:  andare oltre la rappresentazione data dai canoni convenzionali imposti  e comunicare ben altri valori. L’idea della distorsione della realtà codificata come fosse riflessa da lenti o specchi (concavi, convessi, piani) determina che nulla è leggibile senza considerare  tutto ciò.  Di fatto  sono basilari espedienti del tutto ignorati nelle sue opere.

Ma mentre Leonardo li dissimula  all’interno di una visione complessiva  esteticamente mirabile (sono  invisibili nella rappresentazione percepita) Parmigianino decide, a suo modo,  che è ora di renderli  prioritari piegando la pura forma estetica all’esigenza del messaggio intrinsicamente presente, anzi sottolineando come la visione concepita per il committente deve essere considerata secondaria, sacrificando la rappresentazione della realtà a scopi di  spessore  tecnico/artistico ben  più interessanti e complessi, ma tutti da decifrare […]